Il germoplasma è il materiale ereditario trasmesso alla prole mediante le cellule germinali; rappresenta, quindi, una risorsa genetica e contribuisce in maniera indiretta all’incremento della biodiversità.
Il germoplasma di olivo comprende una ricchissima piattaforma varietale, sorgente utile sia nei programmi di valorizzazione dell’olivicoltura locale che in quelli di miglioramento genetico e sanitario.
A questo proposito, da decenni, l’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree (IVALSA) del CNR si occupa del reperimento e conservazione ex situ di germoplasma di olivo e custodisce presso l’Azienda sperimentale “Santa Paolina” di Follonica (GR) la più grande collezione italiana di olivo, con oltre 1000 accessioni italiane e straniere.
Per la conservazione della biodiversità – operazione che richiede elevati costi di manutenzione oltre a non essere immune dai rischi connessi col diffondersi di gravi fitopatie – un’alternativa ai metodi tradizionali è l’uso della tecnologia di conservazione in vitro, ovvero la conservazione a basse temperature e la crioconservazione.
Sempre grazie all’IVALSA sono state condotte ricerche per la conservazione dell’olivo a bassa temperatura, che hanno permesso lo stoccaggio dei germogli in vitro a 4°C in condizioni di totale oscurità fino ad 8 mesi con elevate percentuali di sopravvivenza (superiori al 90%) e con un veloce recupero dell’attività proliferativa in post conservazione.
La crioconservazione, cioè la conservazione di espianti (generalmente provenienti da coltura in vitro) in azoto liquido, alla temperatura di -196°C, ne permette il mantenimento per un tempo teoricamente illimitato e in assoluta sicurezza genetico-sanitaria.
Bloccando le divisioni cellulari ed i processi metabolici del materiale vegetale, la tecnica ne favorisce la conservazione, senza alterazioni o modificazioni.
Ne è conseguito che le criobanche si siano diffuse sempre più, perché garantiscono la disponibilità di germoplasma e di geni utili per i programmi di miglioramento genetico per la produzione di cultivar di elite.
Inoltre, nell’ambito di un’agricoltura moderna e sostenibile i programmi di conservazione della biodiversità si devono affiancare necessariamente ad adeguati programmi di difesa fitosanitaria delle colture. Questo perché i danni causati da agenti patogeni hanno da sempre rappresentato una seria minaccia per le produzioni agricole, un pericolo scongiurabile con l’utilizzo di piante che ne sono prive.
Ecco che la crioterapia può rappresentare una promettente applicazione per l’ottenimento di piante risanate da virosi, fitoplasmi o batteri, per un’agricoltura più sostenibile.
Tuttavia, il successo di tale tecnologia è specie-specifica, necessita, quindi, di approfonditi studi per l’applicazione alle diverse specie di virus.
Ad oggi la crioterapia è stata applicata con successo per l’eradicazione del PPV (Plum Pox Virus) da Prunus, del GVA (grapevine virus A) in vite, del CMV (Cucumber Mosaic Virus) e BSV (Banana Streak Virus) in banana, del batterio HLB (Huanglongbing) in agrumi, del ArLV (Artichoke Latent virus) nel carciofo e di diversi virus e fitoplasmi in patata e patata dolce.
L’IVALSA ha avviato studi per l’applicazione della crioterapia anche all’olivo in considerazione sia delle alte potenzialità offerte dalla tecnica, sia per il possibile attacco di virus e patogeni causato da interventi antropici non adeguati, quali la monocoltura o metodi di propagazione e operazioni colturali non corretti dal punto di vista sanitario o per il diffondersi di nuovi virus e batteri favoriti dai cambiamenti climatici in atto.