La fine degli anni ’90 ha dato avvio a quella che è meglio nota come «seconda rivoluzione agricola».
Sono stati, questi, gli anni del boom dell’incremento della densità, estesa ai 1.200 – 2.000 alberi per ettaro, anche nell’olivicoltura.
Operazione possibile grazie all’avvento della raccolta meccanica in continuo con macchine scavallatrici.
Dal 2001, i ricercatori dell’Università di Bari, hanno intrapreso indagini sperimentali con l’obiettivo di valutare l’adattabilità delle varietà italiane a questo sistema colturale e alla raccolta meccanica con scavallatrice.
Tutt’oggi proseguono le sperimentazioni per valutare la risposta produttiva di cultivar nostrane e di nuove varietà con questo sistema.
Infatti, il sistema super intensivo concepito in quegli anni, si è oggi evoluto verso l’olivicoltura super intensiva di seconda generazione* (SHD 2.0), basata sull’allevamento smarttree** degli olivi, senza l’ausilio di strutture di sostegno, che consente la meccanizzazione integrale della potatura anche in fase di allevamento in campo.
Proprio in Puglia si concentra oltre il 50% di tutta la superficie italiana coltivata secondo il sistema superintensivo.
La zona maggiormente interessata è quella della Capitanata, un’area vocata all’intensificazione colturale, specie in frutticoltura, per la presenza di diversi fattori ideali: superfici pianeggianti libere, disponibilità irrigua, mentalità imprenditoriale e servizi per l’agricoltura.
Per la dimostrazione, è stato scelto un oliveto super intensivo di seconda generazione (SHD 2.0) messo a dimora nel 2013 in agro di Foggia, con sesto di impianto di 4,0 m x 1,5 m (1.667 alberi per ettaro). L’oliveto era al secondo anno di produzione commerciale, e la sua produzione media risultava compresa tra 10 e 12 t/ha di olive, corrispondenti a circa 6-7 kg ad albero.
«L’efficienza di raccolta in continuo con macchina scavallatrice registrata in Puglia è in media pari al 95%, in linea con le efficienze medie di raccolta ottenute per impianti superintensivi in altri areali. Essa è strettamente dipendente dall’indice di caduta dei frutti. Per una ottimale efficienza di raccolta meccanica, infatti, è importante intervenire con valori intorno a 2 N/g. Efficienze di raccolta relativamente basse, intorno all’85%, possono osservarsi per cultivar a maturazione tardiva, come Arbosana e Koroneiki, nel caso in cui presentino alla raccolta frutti con elevati indici di caduta, superiori al valore ottimale di 2 N/.»
*Il sistema super intensivo di prima generazione è basato sull’allevamento degli alberi ad asse centrale, pali e fili di sostegno, atti a formare una parete produttiva continua; essa è l’unica che permette l’integrale meccanizzazione di tutte le operazioni colturali, messa a dimora, potatura di produzione e raccolta incluse. L’olivicoltura super intensiva di seconda generazione (SHD 2.0) è basata sull’allevamento smarttree® degli olivi, senza l’ausilio di strutture di sostegno e che consente la meccanizzazione integrale della potatura anche in fase di allevamento in campo.
**Lo Smarttree è un formato di pianta idonea all’adattamento al nuovo modello di piantagioni super intensive. Questo modello comporta una meccanizzazione totale sin dal momento della piantatura con l’obiettivo di creare rapidamente una parete produttiva, che sia efficiente e che riduca i costi.