Italia e Tunisia, alleati strategici.
È quanto emerso dalla conferenza sull’olio d’oliva di qualità svoltasi presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi nell’ambito della seconda Settimana della Cucina Italiana nel Mondo in Tunisia (20-26 novembre 2017), manifestazione, lanciata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e che coinvolge l’intera rete diplomatica italiana.
Gli industriali oleari italiani guardano a Tunisi e con favore all’aumento della quota di importazione di olio tunisino nella Ue senza dazi.
In particolare Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol (Associazione italiana dell’Industria Olearia) e Abdessalem Loued della Camera sindacale nazionale degli esportatori tunisini di olio d’oliva dell’Utica, hanno messo in evidenza i risvolti positivi della decisione Ue di ampliare la quota di export senza dazi dalla Tunisia alla Ue e sottolineato come e quanto il mercato globale sia interconnesso.
“La Settimana della Cucina Italiana rappresenta per noi un’ottima occasione per riflettere sulle potenzialità di prodotti-simbolo della dieta mediterranea come l’olio d’oliva – ha affermato Carrassi. Il ‘saper fare’ italiano in questo settore è di altissimo livello. Purtroppo, spiace ammettere, ancora una volta, il deficit produttivo del nostro Paese, la cui olivicoltura non riesce a soddisfare la domanda del settore che, tra fabbisogno interno ed estero, ammonta a 1 milione di tonnellate».
Secondo Il Consiglio Oleicolo Internazionale, la produzione nazionale dovrebbe infatti attestarsi sulle 320mila tonnellate.
“Le importazioni saranno di grande importanza per coprire l’insufficiente produzione olivicola del Paese – afferma Carrassi -. Le aziende si impegnano da sempre nella selezione di oli di qualità in giro per il Mediterraneo e lavoreranno ancora una volta in questa direzione. Tuttavia, in un quadro del genere, i buoni rapporti con Paesi di tradizione olearia, cui ci lega un antico rapporto come la Tunisia, appare essenziale.
L’esempio tunisino ci indica, semmai, che laddove si investe sull’olio d’oliva, come nel territorio tunisino, il ritorno economico è assicurato e contribuisce al benessere nazionale”.