Lieto fine per una bella storia di made in Italy, dove protagonisti sono olio e tecnologia.
Il primo container di olio Evo italiano garantito dalla blockchain salperà a inizio di dicembre con destinazione Stati Uniti.
Si tratta di un progetto italiano pensato, avviato e concluso a tempi record (il Proof of Concept risale a marzo, l’integrazione Erp è iniziata ad agosto e terminata a ottobre, a dicembre parte il primo container; e per giugno è prevista l’attivazione degli smart contract su blockchain) per tutelare l’olio extra vergine di oliva totalmente made in Italy che arriva sugli scaffali americani.
Attori del progetto sono Certified Origins, società di produzione e commercializzazione olivicola – che ha come commitment quello di valorizzare un prodotto, tutelarlo, portarlo su nuovi mercati e avere un ritorno non solamente commerciale, ma anche di valore sul brand – e Oracle come fornitore di tecnologia.
Certified Origins, consapevole che il primo nemico del prodotto italiano è la contraffazione, sin dal 2009 ha studiato un sistema di tracciamento dell’olio Evo dal produttore allo scaffale.
L’attività che ne è seguita ha portato alla certificazione ISO 2005 da parte di Bureau Veritas della supply chain della società italiana. Con la nascita del brand di olio Evo Bellucci, Certified Origins ha ulteriormente sfruttato la propria tracciabilità, attivando una app (Bellucci App) con cui il consumatore può sapere tutto dell’olio che ha nella bottiglia. Il passaggio a blockchain può ritenersi quindi una logica conseguenza.
(Cos’è la blockchain? Una nuova forma di democrazia, realmente distribuita e in grado di garantire a tutti la possibilità di verificare, di “controllare”, di disporre di una totale trasparenza sugli atti e sulle decisioni, che vengono registrati in archivi immutabili e condivisi che hanno caratteristica di essere inalterabili, immodificabili e dunque immuni da corruzione.)
L’offerta Oracle blockchain verte su reti di tipo privato, permissioned, con utenti trusted con cui fare business. Sono garantite l’immodificabilità del dato, ogni record contiene una traccia del record precedente, e l’inviolabilità: nel caso avvenisse si blocca tutta la catena e non c’è possibilità di fare tampering.
Per farlo Oracle usa un hyperledger fabric su Linux, un progetto opensource, arricchito da interfaccia visuale e meccanismo out of the box con interfaccia Rest.
La blockchain utilizzata da Certified Origins è una rete di tipo privato (permissioned) con attori (ledger) identificati e ristretti al momento in quattro soggetti, che rappresentano le quattro fasi di vita del prodotto: ordine (Certified Origins Italia), produzione (frantoi), imbottigliamento (il Collegio toscano di olivicoltori Ol.Ma, che riceve dal frantoio, imbottiglia e conferisce), spedizione (Savino Del Bene, che su blockchain riceve l’ordine e provvede all’esecuzione).
Fin qui il funzionamento di una supply chain classica, ben gestita. Quello che fa la differenza sono le informazioni che si possono ottenere, da parte dei soggetti qualificati (in questo caso Certfied Origins) su qualsiasi fase di gestione dell’olio Evo.
Inserendo il lotto si ottengono tutte le info sul prodotto, dalla materia prima utilizzata alla scheda organolettica del blend, oltre a quelle commerciali.
Obiettivo centrale del progetto blockchain, infatti, è l’approdo a un contratto intelligente: «Nella prima implementazione abbiamo uno smart contract, che vogliamo ampliare anche per acquisto materie prime. I contratti intelligenti ci consentiranno di gestire in modo automatico produzione e confezionamento direttamente da blockchain. Di fatto abbiamo creato un disciplinare a cui i fornitori si devono attenere. Qui l’informazione da endogena a un classico sistema gestionale, diventa esogena, chi la inserisce la rende pubblica a tutti i soggetti».
E poi c’è un non trascurabile aspetto marketing: «siamo leader nell’olio Evo tecnologico. Vogliamo essere i primi a portare olio con blockchain nel mondo. Miglioriamo la nostra efficienza e i costi sfruttando gli Oracle cloud services».
I feedback americani sono molto positivi, con un grande interesse da parte dei buyer. Forse addirittura a essere più interessato a questa soluzione sarà il mercato asiatico