Nella guida Oli d’Italia 2017, fra i fruttati intensi più eleganti ed equilibrati della scorsa campagna olearia, è stato segnalato il monocultivar di coratina di Olio Intini, distinguendosi per carattere ed esuberanza.
Nel campo dell’extravergine Pietro Intini è molto noto per la sua profonda conoscenza delle cultivar pugliesi, che gli ha permesso nel tempo (la sua famiglia si occupa da generazioni di olio) di diventare un punto di riferimento per l’olivicoltura di qualità nella zona di Bari, e non solo.
I numeri sono notevoli: 22 ettari di terreno e 6500 piante, fra Alberobello e la Valle d’Itria, e una produzione media di 200 quintali di olio l’anno. Inoltre è in corso un ulteriore ampliamento degli uliveti, 400 piante di una nuova cultivar sconosciuta.
Otto le etichette principali: il monocultivar di cima di Mola, il monocultivar di olivastra, il monocultivar di coratina, il monocultivar di coratina bio, l’Affiorato, blend di peranzana e coratina, il Denocciolato, e due prodotti base, il Classico e il Fruttato.
Il monocultivar di coratina è stato premiato per le sue caratteristiche peculiari: note erbacee e balsamiche, sentori di frutta e nuance più vegetali; l’amaro, il piccante, e tutta una trama aromatica complessa e sofisticata.
Però, punta di diamante dell’azienda, come ha raccontato Intini, è la cima di Mola, nonostante la coratina sia stata l’oliva meglio lavorata dello scorso anno, «la cima di Mola è simbolo di una dura battaglia in nome della biodiversità, dal momento che la raccolta è esclusivamente manuale, processo costoso per il quale questa tipologia ha subìto negli anni un lento declassamento a favore di cultivar meno difficili».
Un’oliva da olio in via d’estinzione, insomma, ma recuperata dalla famiglia Intini.
Gli oli Intini si trovano nelle botteghe artigianali e nei negozi specializzati, nelle enoteche ma anche nei ristoranti d’autore. In crescita il commercio con l’estero, specie in Oriente e nel Nord Europa.
Perché, purtroppo, nonostante la profonda cultura legata all’oro verde, l’Italia è ancora indietro in fatto di consapevolezza dei consumatori: “Gli italiani sono poco attenti, anche se gradualmente il panorama sta cambiando, grazie al lavoro delle associazioni di categoria, gruppi di appassionati ed esperti del settore impegnati nella comunicazione della qualità dell’olio”.
Complimenti! La famiglia Intini incarna l’esempio perfetto del buon olivicoltore: colui che «sa salvaguardare territori e biodiversità, facendosi custode della natura».