Il vento di novità è rappresentato da loro, i Millenials farmers, quei 30mila under 35 che negli ultimi due anni hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale dell’Unione Europea, e pure da tutti quei ragazzi che, lo scorso anno scolastico hanno intrapreso un percorso di studi legati alle scienze agrarie (oltre 45mila, per un incremento complessivo del 36% negli ultimi 5 anni, e il record annuale è detenuto dal ciclo 2017/2018); e da tutti quei giovani laureati in altre discipline che scelgono di ripensarci per tornare alla terra, investendo i propri risparmi e le proprie energie nell’acquisto di un lotto da coltivare.
Sono, insomma, tutti i giovani under 35 che scelgono di lavorare nell’agricoltura.
Una categoria in crescita che nell’ultimo anno ha fatto registrare il primato europeo per l’Italia (soprattutto nel Sud; in Puglia risultano particolarmente numerosi nelle campagne di Bari, Salerno, Foggia), dove le imprese gestite da giovani imprenditori agricoli sono quasi 60mila, con un incremento potenziale del 6% annuo. Il dato era emerso già prima dell’estate come risultato di un’indagine Coldiretti, che fotografava un’immagine dell’Italia del lavoro agricolo a forte tendenza innovativa.
All’Università di Foggia, qualche giorno fa, è andato in scena un convegno che ha fatto il punto della situazione, sottolineando come proprio un settore tradizionale per vocazione, quello dell’agricoltura, sia in realtà il comparto occupazionale che più ha saputo reagire alla crisi economica, alimentando nuove forme di business e giovani speranze.
I fondi stanziati dall’Unione Europea per avviare l’attività garantiscono uno stimolo in più per intraprendere l’impresa: delle 30mila domande pervenute nel biennio 2016/17, il 61% è arrivato da Sud e isole, il 19% dal Centro, il 20% dal Nord.
Continuano ad emergere con successo nuove opportunità di lavoro sul territorio rurale, dagli orti e le fattorie didattiche ai percorsi enoturistici, alle attività di educazione ambientale rivolte alle scuole.
Sul versante prettamente tecnico, la trasformazione del metodo di lavoro apportata dai Millennials Farmers è evidente: agricoltura di precisione e ricorso ai big data per prevenire lo sviluppo di malattie, packaging intelligenti, colture alternative, circuiti produttivi che sfruttano le potenzialità dei social network.