Davvero sono ancora solo gli uomini a lavorare la terra? Davvero troviamo incredibile che le donne possano essere “contadine”? Sì, perché in fondo, il nostro è un paese ancora bigotto, e, secondo lo stereotipo imperante, «il contadino» è uomo.
I dati dell’ultimo Annuario dell’Agricoltura Italiana del CREA smentiscono questa erronea percezione; in Italia, infatti, le donne nell’agricoltura sono molte e in generale gli occupati nel settore stanno aumentando; superano, a differenza di altri settori, del 3,5% quelli del 2008, anno di inizio della grande crisi economica.
Anche guardando agli operai agricoli dipendenti, che in Italia sono circa un milione, si scopre che il 34% sono proprio donne. Stessa sorpresa positiva a livello imprenditoriale, dove la rappresentanza femminile è cospicua: il 31% delle imprese agricole è guidata da una donna.
Se si dà uno sguardo ai campi non sarà difficile notare invece che il ricambio generazionale è scarso. Molte delle donne che lavorano nell’agricoltura non sono giovani e restando nell’ambito delle imprenditrici, quelle over50 rappresentano il 70% del totale.
Altro che unghie perfette! L’universo femminile fatica duramente, lavora e crea lavoro nell’agricoltura, diventando un tassello fondamentale nella filiera alimentare.
Tante sono le testimonianze d’amore e di dedizione delle donne per la terra che, dopotutto, non sarà un caso se è madre.
Il mondo del lavoro agricolo è contraddistinto tuttavia da luci e ombre. Aumentano le lavoratrici contrattualizzate, ma aumentano anche purtroppo quelle sfruttate come braccianti.
Come rileva Slow Food, “nel mondo questo settore cela spesso lavoratrici obbligate ad accettare mansioni sottopagate, con orari disumani e, nei casi più estremi, segnate da violenze fisiche e sessuali”.
A conferma dell’arretratezza ancora marcata del pensiero vigente in materia di uguaglianza tra uomini e donne, anche in campo agricolo continua a persistere un certo gender gap. La Fao stima che “se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse degli uomini, la loro produzione agricola aumenterebbe fino al 30%. E poiché in molti paesi poveri l’agricoltura è la principale occupazione delle donne, questo potrebbe far sì che 150 milioni di persone escano dalla loro condizione di insicurezza alimentare”.
Le donne di alcuni settori agricoli in Italia si sono organizzate creando delle reti che valorizzano il loro ruolo. Un esempio per tutti è quello dell’Associazione Le Donne del Vino, presentata ufficialmente 30 anni fa a Vinitaly. Oggi conta 750 iscritte e si pone come scopo principale quello di «promuovere la conoscenza e la cultura del vino attraverso il contributo di esperienze e conoscenze di donne».
In occasione di Terra Madre Salone del Gusto, la manifestazione internazionale che si svolge dal 20 al 24 settembre a Torino, si affronta anche il rapporto tra le donne, la terra e il cibo. La prospettiva proposta è diversa da quella tradizionale, condizionata da un approccio misogino. E ci si chiede anche se l’emancipazione della donna debba avvenire necessariamente attraverso modelli maschili. Quattro donne d’eccezione si fanno portavoce di questa visione nel corso della conferenza Terra liberata. Dialogo semiserio sulla caduta dell’angelo del focolare: Alice Waters, che ha promosso gli orti scolastici negli Stati Uniti; la giornalista e scrittrice Maria Canabal, fondatrice e presidente del Parabere Forum dedicato alle donne del mondo gastronomico; l’attrice italiana Lella Costa e Roberta Mazzanti.