Sulle giovani fronde dell’olivo, verdi e flessibili, i fiori, riuniti a pannocchia, sbocciano all’ascella delle foglie, sui rami di un anno: sono bianchi con 4 petali; la fioritura avviene da aprile a giugno, mentre i frutti maturano, secondo le zone, dal mese di settembre all’inverno inoltrato.
La crescita dei germogli è un indice di quella che sarà la produzione dell’anno successivo. Le gemme a frutto si sviluppano, infatti, sui germogli, la cui lunghezza è un indice del potenziale produttivo dell’annata seguente, appunto.
Ma cosa succede se, per caldo e siccità, l’allungamento dei germogli si è fermato precocemente ed è stato molto limitato? Ci si deve aspettare un’annata di scarica?
Dipende. L’olivo, infatti, è una pianta molto flessibile e, specie su piante cresciute a latitudini più settentrionali, è capace di differenziare gemme a fiore anche su germogli cresciuti in settembre e ottobre.
Certo, i mesi autunnali costituiscono pur sempre il tempo limite per sperare in una produzione futura.
Vediamo tecnicamente cosa accade: l’induzione fiorale è un complesso meccanismo fisiologico, irreversibile, attraverso cui la pianta dà inizio al processo di differenziazione della gemma, da indifferenziata a gemma a fiore. Ma, in una fase successiva, può cambiare percorso evolutivo.
E’ chiaro che è molto importante capire come e quando avvengono questi due importanti step evolutivi nell’olivo.
L’induzione a fiore avviene a fine autunno. In realtà, e questo sarebbe lo scenario peggiore, luglio sarebbe il periodo nel quale si verifica una pre-induzione, che però necessiterebbe di una qualche conferma fisiologica e metabolica a ottobre-novembre.
Nella fascia settentrionale del mediterraneo, per esempio, anche le gemme laterali formatesi molto tardivamente (ottobre ed inizi di novembre) si evolvono in mignole.
Tornando, quindi, all’interrogativo iniziale, anche in presenza di una ridotta crescita primaverile ed estiva, ciò che conta è in realtà lo sviluppo delle gemme nei primissimi mesi dell’autunno (settembre e ottobre) per permettere all’olivo di mettere in atto meccanismi di compensazione fisiologici.
Infatti le gemme hanno un’evoluzione diversa, anche su rami della stessa pianta. Possono rimane pressoché quiescenti fino ai mesi invernali, e riprendere allora la crescita sino alla formazione della mignola, oppure svilupparsi sin dall’inizio, formando tre nodi, dopo i quali si fermano per riprendere eventualmente la crescita solo nella primavera successiva.
I rami caratterizzati dalla presenza di gemme che rimangono quiescenti fino alla ripresa vegetativa portano un maggior numero di mignole di quelli nei quali le gemme iniziano immediatamente un primo stadio di sviluppo.
L’inibizione all’evoluzione a fiore in olivo sembra essere determinata da fattori nutrizionali, ma è pur vero che è la pianta, nel suo insieme e con i suoi equilibri, a indirizzare l’evoluzione delle gemme delle singole zone.
Conoscere le regole base della fisiologia dell’olivo è quindi determinante ai fini di una corretta gestione agronomica autunnale anche in anni difficili e in presenza di oliveti in asciutta.
Solo successivamente, ovvero a fine inverno, ci si può preoccupare di avere una buona differenziazione a fiore.